Perdersi…per potersi ritrovare davvero.

A volte bisogna perdersi per potersi ritrovare davvero.

C’è un momento nella vita in cui, senza che ce ne accorgiamo pienamente, tutto sembra fermarsi. Non è solo tristezza, non è solo stanchezza. È come se qualcosa dentro di noi iniziasse a scricchiolare, come se le certezze si sgretolassero e il mondo interiore entrasse in crisi.

È quello che molti chiamano “la notte oscura dell’anima”: un tempo di confusione, malinconia, dubbio e dolore, che spesso anticipa una grande rinascita.

Non capita a tutti nello stesso modo. C’è chi lo vive in modo devastante e chi lo attraversa lentamente, senza nemmeno rendersene conto, finché un giorno qualcosa si spezza — o si apre.

C’è chi sente che “va tutto bene” razionalmente, eppure dentro prova un disagio indefinibile, un’inquietudine che non ha nome. E proprio qui voglio raccontarti il perché mi sono innamorata dell’iridologia.

L’invisibile che diventa visibile

Quando iniziai a studiare iridologia, ciò che più mi colpì fu la possibilità di “vedere” ciò che spesso non riusciamo a riconoscere nemmeno noi stessi.

L’occhio, come si dice, è lo specchio dell’anima. E nell’iride si possono cogliere segni precisi, sottili, che parlano di emozioni represse, tensioni interiori, dolori trattenuti, conflitti che il corpo non ha ancora trasformato o liberato.

Mi sono trovata di fronte a persone che mi dicevano: “Io sto bene, è solo un momento così”, e poi osservando la loro iride, emergevano segnali di un disequilibrio profondo, a livello nervoso, emozionale o addirittura spirituale.

Era come se l’iride sapesse prima della mente razionale che qualcosa dentro chiedeva attenzione, cura, ascolto.

Un viaggio di trasformazione

La notte oscura dell’anima, come insegna anche la tradizione mistica e alchemica, non è una punizione, ma una fase necessaria del risveglio. È il momento in cui ciò che non serve più deve morire, per lasciare spazio a ciò che può fiorire. In alchimia, è la fase della nigredo: la decomposizione del vecchio sé per lasciare spazio a una rinascita più autentica.

L’iridologia, in questo senso, diventa una chiave preziosa per accompagnare questo processo. Ci aiuta a portare alla luce ciò che l’anima sta cercando di dirci.

È uno strumento che ci permette di mappare i blocchi interiori, le aree di fragilità, ma anche i punti di forza su cui costruire il cambiamento.

Guardare in uno specchio profondo

Per questo, quando una persona mi chiede una consulenza iridologica, non è mai solo una “lettura dell’occhio”: è un incontro con sé stessi.

È un invito ad ascoltare l’anima, a riconoscere quel disagio che magari la mente razionalizza, ma che l’occhio non riesce più a nascondere.

E proprio da lì, da quella consapevolezza che affiora delicatamente ma con forza, può iniziare un percorso di rinascita.

Un cammino fatto di piccoli passi, ascolto, strumenti naturali, meditazione, cambiamento profondo. Perché toccare il fondo, a volte, non è la fine. È l’inizio.

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